lunedì 5 gennaio 2015

"al mio segnale, scatenate l'inferno"

VOL. 6


Quando si parla di luogo di lavoro, capita di paragonarlo al più buio degli incubi, magari all'inferno. Per fortuna non è sempre così, ma se ci scrivo su... qualcosa vorrà pur dire. 
A tutti piacerebbe fare il lavoro della propria vita, rilassante, pieno di soddisfazioni, ma soprattutto in completa armonia con chi ci sta attorno. Ecco... spesso sta qui l'inghippo. Le relazioni professionali hanno un impatto significativo sul nostro lavoro e sulla nostra personalità. 
Forse le differenze d'età, forse quelle di sesso, forse più probabilmente quelle intellettive. Non fraintendetemi, non parlo di gente stupida piuttosto che intelligente. Parlo solo di comportamenti obiettivamente discutili. Sarà capitato anche a voi (non sto citando la Mina!), di trovare un collega... come dire... fortemente ostile! Il termine più corretto sarebbe testa di c***o, ma sarebbe un eufemismo e soprattutto non differenzia le varie tipologie. Se siete sfortunati davvero, potreste trovare più elementi dello stesso genere, nello stesso ambito lavorativo. Questo mix è senza dubbio letale, ma spesso si riesce ad uscire dal “tunnel”, magari cambiando lavoro o molto più semplicemente trovando sollievo fuori. Vivere tante realtà lavorative, ti permette di conoscere tante personalità diverse e soprattutto ti aiuta a crescere… o ad impugnare un kalashnikov e farli fuori tutti!!! 
In linea generale, i colleghi di lavoro si distinguono in “colleghi stretti” e “collaboratori”. Sembra non ci siano differenze, in realtà ci sono e solitamente non tardano a farsi notare. I “colleghi stretti” sono quelli che lavorano con te gomito a gomito, specialmente in un ambiente con tante persone. Sono quelli con i quali hai un rapporto più amichevole perché ci vivi per otto e forse più, ore al giorno. Sono quelli che dovrebbero conoscerti di più e che spesso di fanno inca**are perché, ovviamente, la vedono in modo differente dal tuo. Ci sta, sia chiaro. Capita che in gruppo di lavoro, si trovino spiccate personalità che rendono il team particolarmente unico! C’è il tipo menefreghista, quello che neppure la bora di Trieste potrebbe smuoverlo. E’ quello che sente, ma non ascolta. Quello che, mentre gli parli, sente le voci nella testa… tipo no woman, no cry... Terribile, e quando ti accorgi del personaggio, vorresti dargli una badilata in fronte, ma nella maggior parte delle volte, desisti e passi oltre. C’è il tipo sotuttoio, che in linea generale capisci subito che non sa propria una mazza. E’ quello che parla, sempre e comunque, spesso e volentieri a sproposito. Che si intrufola nelle discussioni più assurde, dove solo tu e probabilmente la CIA sono a conoscenza dei fatti. Eppure lui… si… lo sa bene! Perché l’ha visto da un amico o meglio ancora, l’ha provato nelle sue immense spalle da uomo vissuto. L’unica mossa da attuare nei suoi confronti, è l’accondiscendenza. Un po’ come i pazzi che tengono in ostaggio i dipendenti di una banca.“Tranquillo, andrà tutto bene… stai calmo!”
Attenzione! Dovrete esser accondiscendenti, ma senza dar corda, altrimenti innescherete una serie di stronzaggini atomiche che vi porteranno al delirio. C’è il fannullone, quello che, come il dizionario cita “persona pigra, che evita, in qualsiasi modo, di lavorare”. Quello è terribile, perché riesce a scomparire meglio di Batman nella notte, meglio di un cecchino pronto al tiro. E’ quello che, alla primo ostacolo, cerca di sviare gli impegni su qualcun'altro, che cerca scuse oramai banali, per rinviare tutto. L’indole del fannullone è difficile da cambiare e raramente riuscirete ad andarci d’accordo, se non siete come lui. C’è lo stacanovista, che conoscerete tutti. Io parlo di quello che lavora tanto e spesso troppo, ma non tanto per il piacere del lavoro in se, quanto per il “piacere” altrui. Lo stacanovista e il lecchino, potete trovarlo nella stessa persona. Quel personaggio che non perde occasione di sottolineare qualche mancanza davanti al superiore,oppure si lancia all’attacco del capo facendoli notare le inadempienze altrui. Pessimo elemento,vanto e neo di ogni azienda. C’è il grandissimo figlio di buona donna, quello che riesce ad avere due facce come il Barone Ashura (andate a leggere su Wikipedia!). Quello che con voi parla e sparla di un collega, mentre con l’altro fa altrettanto di voi. Quello che ride ad una vostra battuta, ma nello stesso tempo pensa che siete una grandissima testa di ca**o. Questo tipo di collega è più difficile da individuare nel gruppo, ma dopo aver focalizzato l’elemento, potrebbe essere sempre utile in futuro. Il GFDBD (per comodità) può trovare corrispondenza nella figura del collega donna. Capita che una collega, magari avvenente, utilizzi la tattica degli occhi dolci per risolvere un problema o semplicemente ottenere qualcosa in cambio. Questo sistema funziona nel 90% dei casi perché, si sa, l’uomo è abbastanza bestia e si lascia abbindolare da un dolce sorriso immaginando chissà che scenari libidinosi. In realtà si conclude tutto in un semplice grazie o al massimo un bacio sulla guancia.

I “collaboratori” sono sempre colleghi, ma un gradino sopra di voi. E’ il capo reparto, il responsabile del settore, il direttore, etc… Persone come voi, ma con responsabilità maggiori che spesso portano a pensare di avere capacità di giudizio universali su chiunque. Non sono facili da gestire e le diverse tipologie sopraelencate, posso andare bene anche per loro.

Insomma, l’ambiente di lavoro è la nostra seconda vita e spesso e pure la prima! Tante ore insieme a persone che a volte conosciamo meglio di marito, moglie, fidanzata/o, di parenti e amici. Alla fine dobbiamo sempre ricordare che si lavora per vivere e di certo non bisogna vivere per il lavoro. I nostri colleghi sono tali sino al momento in cui possono essere anche amici… altrimenti son colleghi e basta!   

domenica 19 ottobre 2014

Pensieri... di poco conto [1]

Pensavo. Strano per un tipo come me. Se torno indietro nel tempo, ricordo la spensieratezza della giovane età. La totale, o quasi, mancanza di preoccupazione, se non quella legata allo studio. Certo, tutto è soggetto ai propri tempi. La scuola, il divertimento, l'amore, l'amicizia, gli scontri in famiglia... e le vere responsabilità.


"Si dice che la giovinezza è l'età della speranza, appunto perché in essa si spera confusamente qualcosa dagli altri come da se stessi - non si sa ancora che gli altri appunto sono altri. Si cessa di essere giovani quando si distingue tra sé e gli altri, quando cioè non si ha più bisogno della loro compagnia" 

(Cesare Pavese) 


Sembra proprio ieri, che annotavo pensieri da centosessanta caratteri, inviati a chi volevo più bene nella mia vita. Era quasi un'abitudine... una piacevole abitudine. Ora, a distanza di così tanto tempo, sento la necessità di scrivere ancora. Forse perché manca qualcosa. Faccio due conti e subito capisco quanto poco ho fatto sino ad ora, quanto avrei potuto fare e probabilmente... quanto potrei ancora fare.

Prendo un pausa, da tutto, da tutti e da me. Cerco di vedere oltre me stesso, come se uscissi dal corpo e guardassi critico ciò che accade. 


Ti vedo, "amico mio". 


Cosa fai? Come passi i tuoi giorni? Ma soprattutto, cosa vuoi fare del resto della vita che hai davanti? Perché, per ora, non è che abbia fatto chissà che! Hai studiato, hai lavorato, hai avuti degli amici, hai scoperto l'amore, hai conosciuto il dolore, la rabbia e la malinconia. Hai fatto le tue scelte, più o meno consapevoli, e hai deciso di prenderti alcuni impegni. Ed ora, ad un terzo della tua vita, ti ritrovi a dover raccogliere le idee e capire dove ti trovi davvero.


E' così che mi sento. Come se qualcuno mi bussasse sulla spalla domandandomi tutto questo. Facendomi i conti in tasca. Posso, da solo, capire la strada da seguire? Forse no. Per questo esistono le persone care, gli amici, i genitori, i medici, gli specialisti, gli uomini di fede, persone qualunque che hanno esperienza e quelle qualunque che hanno un pensiero, magari quello azzeccato.

Forse è il momento di fermarsi un attimo e decidere cosa fare. Farlo davvero, valutare cosa sia più importante e fissare delle priorità. Le vere priorità nella mia vita. Non sono e non lo sono mai stato, un uomo di "carattere", e forse per questo motivo ho fatto scelte sbagliate. Magari un giorno sarà la persona giusta per qualcuno, magari sarà la persona giusta per dare un consiglio a chi ne avrà bisogno. Per ora, sono un uomo qualunque, con problemi qualunque. Meglio così, no?


Sono gli eventi che cambiano la vita, ciò che ci sta attorno... e soprattutto noi stessi. E' il momento di fare un altro passo, piccolo, grande, non importa. Un passo per me, per stare meglio, per costruire qualcosa in cui credo. Vorrei volare lontano da tutto e dai tutti, per ricominciare a scrivere su una pagina bianca. Senza leggere indietro, senza pensare a cosa potrebbe essere domani. E come disse Lorenzo de'Medici, "chi vuol esser lieto sia di doman non c'è certezza".

Come un equilibrista, di destreggio nel meglio e nel peggio della vita. Assaporo con coscienza le sfumature delle parole, quelle dette e quelle non dette. Mi avvicino al cuore degl'altri più di quanto non abbia fatto in passato, come se avessi acquisito un potere di chissà quale super eroe. Come se avessi avuto accesso ad una parte nascosta del mio cervello. Sento, ascolto, penso, parlo... e non sempre dico la cosa giusta. Ma questa volta, ci rifletto e penso a come fare per sfuggire al prossimo errore. Non è facile, anzi, è difficilissimo per me. Non ho mai combattuto nessuna vera "guerra" e forse nessuna "battaglia" di rilievo. Ora mi trovo a ripristinare i miei pensieri, come un vecchi pc da formattare e portare ad uno stadio iniziale. Con me non voglio nessuno in particolare, solo qualcuno che possa ascoltarmi, che possa aiutarmi, e perché no.. magari giudicarmi.


Ho tante cose da pensare, ma poco da dire. Non riesco, non sono il tipo giusto. Amore, affetto, passione... ma nessuno che possa davvero capirne il valore. Si dice sempre che il tempo guarisce le ferite.., niente di più falso. Il tempo ti lascia la possibilità di fare tante cose che nascondo momentaneamente, quello che vorresti dimenticare. 


Non dimenticare può ucciderti... ma ricordare ogni tanto può renderti migliore...



martedì 23 settembre 2014

"indovina che viene a cena?"

VOL. 5



Dopo un certo periodo di frequentazione assidua, è inevitabile cenare insieme in un luogo diverso dalla pizzeria o dal ristorante: casa dei suoi (intesi come genitori). In tutte la fasi di un rapporto di coppia, questo è, probabilmente, quello che darà il via alla forgiatura del famoso "Anello". Superato l'evidente imbarazzo (solitamente è così), verrete passati in rassegna dai genitori. Meglio della security aeroportuale e meglio dell'Interpol, verrete sottoposti a ingenue domande atte a testare il vostro livello di lussuria nei confronti della loro povera figlia. Superato il posto di blocco, ci si accomoda per la cena.


Una delle cose più difficili potrebbe essere, intavolare un discorso che non tocchi argomenti in particolare. Rimanere sul vago è sempre la miglior strategia. Ricordate sempre che, come capita nei migliori film polizieschi, tutto quello che direte potrebbe essere usato contro di voi! Dovete pensare alla cena come ad un dibattito elettorale: solo cose scontate! Evitate di parlare di religione (soprattutto se non siete ferrati in materia), evitate la politica nello specifico, giusto un: "è il solito magna magna", "si stava meglio quando si stava peggio", "piove governo ladro". Fate complimenti sul cibo, ma non in maniera palesemente eccessiva, rischiereste di esser identificati come dei clamorosi paraculi della peggior specie. Ma senza dubbio, preparate delle risposte condivise con la compagna, specialmente se lei hai sorvolato sulla modalità del vostro incontro o sulla durata del vostro rapporto. Come nelle migliori puntate di Law & Order, bisogna sempre sostenere un alibi comune!!! E ricordate che, nel dubbio... mentire... mentire sempre e comunque!! Ok ok... che la giuria non tenga conto di quest'ultima frase.

In definitiva, questo è il vero banco di prova che vi porterà a capire quanto vorrete stare con la vostra amata perché, che lo vogliate o meno, voi "sposerete" lei e "il suo mondo"!!!!

lunedì 22 settembre 2014

"per arrivare la, dove nessun uomo è mai giunto prima"

VOL. 4

Non stiamo parlando di viaggi spaziali alla ricerca di strani, nuovi mondi. Arrivare là, dove nessun uomo è mai giunto prima, è un viaggio incredibile che tutti facciamo... quello per capire il "pianeta donna"!!
Non è la solita retorica. L'universo femminile è tempestato di fenomeni complessi che noi, poveri uomini, difficilmente riusciamo a comprendere.
Dal ritardo cronico, alla spasmodica passione per le scarpe. Dall'infinito tempo nella scelta dei vestiti all'avversione per le auto (questo sarà un capito a parte!). E' degno di nota ricordare che, a prescindere da quale luogo ci troviamo, le donne hanno lo stesso modus operandi! E tu, povero Homo Sapiens, che di sapiens ha ben poco, non potrai mai capire il complesso ragionamento dietro il quale si nasconde un apparente acquisto di un abito da sera. Se per gli uomini il tempo stimato si aggira sui 5 minuti, ben lontani sono i tempi per le nostre dame di compagnia. La ricerca di un abito, di un paio di jeans o semplicemente una t-shirt, sembra un rito Maya piuttosto che la prova d'esame per l'ingresso all'università!
Ma quanto tempo può intercorrere dal momento in cui si pensa di acquistare un capo e il momento della scelta? Non è dato saperlo! Si pensa sia molto più breve un viaggio interstellare verso il pianeta Venere (non è casuale la scelta!). Quanto più cupa, triste e rassegnata sarà l'espressione dell'uomo che accompagna la donna, tanto maggiore sarà il tempo speso alla ricerca del Santo Graal! Strano? No, per nulla! Se poi ci avventuriamo nel periodo dei saldi, allora la devastazione psicologica arriva al suo apice.
Fatto l'acquisto? Perfetto! Ora serve lo spazio nell'armadio. Ah... rettifico... ancora spazio nell'armadio! Si perché, come tanti di voi hanno sperimentato nella convivenza, l'armadio delle donne o la loro metà dell'armadio condiviso... non basta mai! Mai non è riduttivo... è proprio mai! Neppure l'armadio magico del film Le Cronache di Narnia potrebbe bastare. Noi uomini abbiamo un limitato apprezzamento per gli abiti. In estate bastano un paio di t-shirt, alcune polo, jeans e qualche camicia. Le donne hanno un range molto più ampio. Gli abiti sono almeno di tre lunghezze differenti, con o senza le maniche, tinta unita o floreali, che si abbiano con le relative scarpe, borsette, orecchini, etc...
La giustificazione a questa bulimica esigenza di ampliare il guardaroba? A nessuno è dato saperlo, accontentatevi soltanto di liberare abbastanza spazio nell'armadio!

venerdì 26 aprile 2013

"date a Cesare quel che è di Cesare"

VOL. 3


Per correttezza, sarebbe necessario precisare che, anche nel mondo maschile, le non cose non vanno sempre per il verso giusto. Infatti, per dover di cronaca, anche noi nutriamo delle "piccole" abitudini spesso rimproverate, con ragione, da chi ci sta accanto. Mi vengono in mente diverse cose, ma per esempio, quella che ritrae l'uomo come un essere capace di pensare una sola cosa alla volta, è un classico appuntabile ad un gran numero di maschi. In realtà non è proprio così. E' molto peggio! Non si tratta di incapacità bensì di semplice indolenza. Come è vero che le donne, in quanto tali, hanno una spiccata tendenza a gestire tante cose (come anche tanti discorsi contemporaneamente!), gli uomini pensano al lato più pratico della faccenda. Sarà una questione fisica, una gestione monotematica dei neuroni, un palese distacco dalla realtà ed una scala di interessi raccolta in pochi gesti. Eppure, tanti uomini soffrono di questo "disturbo" tanto incompreso quanto criticato. Io, ovviamente, ne sono ben lontano (le fragorose risate su quest'ultima frase, si sprecano!). 

In effetti, è come una sorta di sindrome da deficit di attenzione. Ci si potrebbe giustificare così, quando una donna ci parla della fantastica borsetta appena vista su un sito di saldi online, oppure, quando vuole andare al cinema per vedere un film tremendamente mieloso. I pensieri dell'uomo vagano come un astronauta nello spazio o come, più semplicemente, il cervello di Homer Simpson.

Queste piccolezze sono nulla, rispetto alla propensione innata dell'uomo verso il sesso. Questa significativa peculiarità, è comune e tanti maschi. Di solito capita, quando la donna è particolarmente attraente, avvenente, oggettivamente splendida. D'incanto, le parole di quest'ultima, perdono valore, e la mente (spesso gli occhi e il resto) pensa ad una ed una sola cosa: SESSOOOOOOO! Ok, ok, l'uomo rischia di incappare in situazioni inconcludenti, ma d'altronde, anche la tv ci mostra quest'atteggiamento triste e riduttivo delle capacità umane. Wow, sembra pure un discorso serio! Non tutti gli uomini sono così, certamente, ma molti, anche un' altra abitudine che emerge dopo un discreto periodo di frequentazione di coppia.
L'impegno. L'esigenza di stabilizzare un rapporto di coppia, con la convivenza e persino il matrimonio, sembra spesso un attacco terroristico alla libertà dell'uomo. Nella sua mente si prefigura uno scenario post nucleare, fatto di abitudini ridotte, di impegni cancellati, di nomi femminili da depennare. Impegnarsi stabilmente con una donna, è sempre una decisione da prendere con attenzione, nella buona e nella cattiva sorte (cit). Non basterebbero diverse sessioni psicanalitiche, per giustificare alcuni aspetti dell'uomo, della donna, e della vita insieme. Non è possibile carpire i segreti dell'uomo, quando si incanta alla Playstation, quando pensa che un rutto sia la massima espressione del canto, quando una battuta volgare sia il classico esempio di apprezzamento che una donna vuole sentire. Nonostante tutto, le donne ci vogliono bene, perché sanno che a tutto c'è rimedio. Sanno che, con un addestramento corretto e continuato, certe abitudini posso scomparire. Sanno che, l'uomo è la tipica "bestia" d'appartamento, ama essere coccolato da una dolce mano femminile. 


Lo so, l'uomo discende dalla scimmia... anche se la scimmia non è mica tanto sicura che sia così!

Non demordete... la sezione dedicata non finisce qui...   

mercoledì 24 aprile 2013

"L'insostenibile leggerezza dell'essere"... donna!

VOL. 2


Dove eravamo rimasti? Ah si! Le tranquille uscite con gli amici.. ahhhh... bei ricordi!
Studi delle migliori università del mondo, non potranno mai svelare la complessità della mente umana, in particolare quella del regno femminile. Uso il sostantivo regno non a caso, perché, se è vero che la donna è regina della cucina, è vero pure che regna in tutta la casa... "verso l'infinito ed oltre" (Buzz Lightyear - Toy Story). La sfera casalinga verrà affrontata in un volume separato.

Non stiamo ancora entrando in nessun girone dantesco, al massimo saremo nel Limbo. Parte così la nostra avventura sentimentale.

Spesso parte con una semplice telefonata. Beh, semplice non proprio visto che il gestore telefonico, grazie alle vostre chiamate, ha potuto elargire un bonus economico a tutti i suoi dipendenti! Ma agli inizi è così. Tutto fantastico, tranne quando si commette l'errore di dimenticarsi di farlo. Eh si, la chiamata diventa un dovere istituzionale, un dogma spirituale, una contrazione muscolare automatica che non può e non dove mancare ogni singolo giorno (anche più volte!). Perchè questa esigenza, spesso del tutto femminile? Questo è un mistero, ma non lo è la furia insostenibile che può causare! 

Beh, ci sono anche alcuni casi dove le parti sono capovolte (mi viene in mente una cara amica!), ma il DNA della donna è programmato per questo tipo di cose. 

Le donne hanno una percezione del tempo molto diversa dagli uomini. E' scientificamente provato che 8 donne su 10 hanno l'orologio fisso sull'ora solare quando dovrebbero portare le lancette un'ora avanti, altrimenti non si spiega che, un appuntamento fissato per le 20:00 da un uomo, venga interpretato  20:30, 21:00 da una donna. Non credo ci sia un fondamento di fisica quantistica capace di spiegare questo fatto, e tantomeno, non credo che Eistein, quanto postulò la teoria della relatività, stesse pensando a quando ci mette una donna a prepararsi per uscire.

Da questo momento in poi, la vita tra i due, sarà scandita da tempi completamente diversi!

Il classico esempio è quello delle "date da ricordare". Non mi riferisco, ovviamente, al Natale, alla Pasqua, la festa del papà e roba simile. Le date fondamentali posso essere le più disparate. Dal giorno in cui ci se è conosciuti, al primo bacio. Dalla prima uscita al primo film visto insieme. Si crea, di conseguenza, un "calendario" che va rispettato settimanalmente, mensilmente e annualmente. In questo marasma di date è più facile ricordare ogni singolo santo del calendario, rispetto ai singoli eventi di coppia. Lo so, lo so; se ci si vuol bene non dovrebbe esser difficile ne stressante, dover ricordare un paio di date. Il problema non sta nel ricordalo, il problema sta nel dimenticarselo! Infatti, questa spiacevole mancanza genera una serie di stati d'animo terribili (della donna):

Fase 1) stupore  
Fase 2) tristezza
Fase 3) ira/insulti in fila indiana
Fase 4) rinfacciamento dell'errore dai 2 ai 7 giorni dopo

In media, queste fasi, si presentano dopo aver toppato un paio di date di seguito (se la donna tiene in modo maniacale alla festa di San Valentino, dimenticare il 14 Febbraio potrebbe essere fatale!). Per mitigare o addirittura placare questa interminabile serie di eventi, serve una scusa di immane potenza. Usare una frase del tipo: "scusa amore, mi son dimenticato", è totalmente inutile. Meglio ripiegare sull'incidente stradale di un amico, della grave malattia di una nonna che vive a 100 chilometri da voi, oppure il classico sciame di cavallette (un cult d'altri tempi!).

"Un Anello per domarli, Un Anello per trovarli, Un Anello per ghermirli e nel buio incatenarli"

VOL. 1


Per quanti pensassero che questa sia soltanto una citazione Tolkieniana, si sbagliano!
L'unico Anello non è quello che portava Frodo al Monte Fato. Parlo di un Anello ben più importante... quello all'anulare della mano sinistra!
Come tanti, ma non tutti, gli uomini "liberi", l'Anello del potere incatena migliaia di poveri esseri maschili ad una vita rovinosamente triste e buia. Il Monte Fato è nulla rispetto alle ire di una donna in preda alle fasi lunari. Neppure un sorriso può placare la furia di una femmina che nota il disordine di una habitat asettico. A nulla serve un regalo dell'ultimo momento contro la palese inadempienza dell'uomo, nella corretta scelta cromatica nel vestire. Eppure, in un meccanismo strano, in un alchemistico incontro, l'uomo e la donna decidono di unirsi nel sacro vincolo del matrimonio.

Tutto nasce per gioco, nella completa incoscienza, quando ci si incontra. Mai e poi mai si pensa al terribile errore che, di li a poco (dipende dai casi), unirà la vita di due persone completamente felici di essere single (quest'ultima frase è prettamente legata alla vita del maschio!). 
All'inizio ci si vede solo per chiacchierare, bere qualcosa e sorridere insieme. Si sorride spesso, anche per le cose più futili. Il tempo passa e si condividono aspetti diversi della vita, l'uno dell'altra. A volte ci si imbatte in cose che non coincidono con il nostro modo di fare ma, chissà perché, si lascia perdere. Qui nasce l'errore decisivo. Lasciar perdere queste cose significa dare il lasciapassare per l'Inferno. E' come autorizzare un camionista a sorpassare tutti usando la corsia di emergenza sul Grande Raccordo Anulare. Il disastro non tarderà ad arrivare! 
Tutto questo è ancora poco, da quell'istante in poi rimpiangerete la DeLorean del Doc Emmett Brown (Ritorno al Futuro),e la possibilità di tornare indietro nel tempo e cancellare tutto!

Siamo all'inizi, ed ancora si esce insieme con gli amici. Una pizza, una serata in spiaggia a cantare con la chitarra, un cinema il sabato. Ancora ci si diverte condividendo tante cose... ancora per poco!!! Sapete perché? Perché, nel giro di breve tempo (dipende da quanto incide la frollatura dei genitali!), non sarà poi così scontato. 
La partitina di poker, piuttosto che quella di calcetto, sarà fatta pesare come un macigno ogni singola volta che verrà usata una frase del tipo: "non è che ti dispiace se esco con gli amici", e lei esordirà dicendo: "ma no, scherzi?". Il quel preciso istante non hai ancora ben focalizzato il dramma che sta per compiersi, perché sei preso dal resto della serata, ma stai certo che prima o poi (spesso prima che poi), ti verrà rinfacciato sino alla fine dei tempi!

Solo i primi mesi...

Al prossimo volume...